Tenere-Djado
durata viaggio 16 giorni
1° giorno – 29 ottobre 2022
Italia-Niamey
Partenza dall’Italia con volo di linea per Niamey. Cena libera. Pernottamento in hotel.
2° giorno – 30 ottobre 2022
Niamey-Agadez
Volo per Agadez e visita dell’affascinante cittadina, con le sue strade sabbiose, la sua architettura in fango di stile sudanese, la gente che vi si incontra. Qui le popolazioni nomadi, Tuareg e Tebu, si mescolano a quelle sedentarie nere come gli Haussa. Nella città vecchia le case sono tutte costruite in banco, impasto di argilla, sterco e paglia, e le facciate a volte sono decorate con motivi geometrici in rilievo o dipinte. Su tutto svetta il minareto della moschea, simbolo di Agadez. Proprio lì vicino sorge il vecchio palazzo del sultano e si trova il mercato, che fornisce al visitatore una carrellata di genti diverse in abito tradizionale ed una ricca scelta di oggetti artigianali tra cui le famose “croci di Agadez”, gioielli cesellati in argento di forme diverse a seconda del luogo di provenienza. Cena libera e pernottamento in albergo.
3° giorno – 31 ottobre 2022
Il Cimitero dei Dinosauri
Partenza in fuoristrada verso sud-sud-est, verso Marandet e la falesia di Tiguidit, una lunghissima lingua sedimentaria di almeno 150 km che risale al Cretaceo inferiore e presenta una base argillosa ricoperta da arenarie più compatte. In questo paesaggio suggestivo l’uomo ha lasciato graffiti e monumenti enigmatici. Gruppi di giraffe, buoi con le corna a lira, struzzi, figure umane stilizzate e segni simbolici appaiono incisi con tecniche diverse sulle pareti. Ai piedi della falesia sorgono alcuni monumenti preistorici circolari la cui funzione rimane sconosciuta. Ma ecco uno dei cimiteri di dinosauri più famosi al mondo, per ammirarne i resti che il vento scopre e ricopre di sabbia e per discutere e fantasticare su una delle più importanti estinzioni di massa, avvenuta tra la fine del Cretaceo e l’inizio del Terziario, circa 65 milioni di anni fa… colpa di un immenso meteorite o di straordinarie eruzioni vulcaniche? Campo.
4° e 5° giorno – 1 e 2 novembre 2022
Le dune del Grande Erg di Bilma e le saline di Fachi e Bilma
Le carovane dell’Azalai congiungono Agadez e l’Aïr alle saline del Kaouar: 650 chilometri di pista attraverso i grandi erg, la strada più diretta ma non certo la più facile, nella quale centinaia di cammelli procedono lentamente in colonna. I cammelli riescono a percorrere circa 40 chilometri al giorno, dall’alba al tramonto senza sosta, per giorni, giorni e giorni. E gli uomini con loro, quasi sempre a piedi, per non affaticare ulteriormente le bestie già cariche. L’andamento è lento e silenzioso, ma inarrestabile. Il primo cammello conosce la strada e a volte conduce la carovana, per nulla infastidito dall’eventuale vento di sabbia, con le froge chiuse per non respirarla e gli occhi protetti da una doppia fila di lunghe ciglia. I cammelli poi devono riposare, dunque la sera si scaricano ed il mattino si ricaricano. Una vita veramente dura, che richiede uno spirito di adattamento eccezionale. Intorno all’anno mille i traffici carovanieri erano la base del commercio e attraverso le piste del Sahara, grazie al transito delle merci, si incontravano popoli, culture e religioni. Ancora oggi i cereali e gli ortaggi provenienti dall’Air vengono scambiati a Bilma e a Fachi con il sale, che a sua volta raggiunge i mercati del sud per esser scambiato con il miglio, alimento base della popolazione locale. Ma ecco la piana di Fachi, occupata dalle migliaia di palme dell’oasi e da acacie sparse, il villaggio ricorda gli ksar berberi. Case di fango addossate le une alle altre creano un intricato dedalo di vicoletti e il forte, ormai abbandonato, col suo pozzo interno ed i granai, resta a testimonianza dei tempi in cui la popolazione vi si rifugiava in caso di attacco. Poco distante si trovano le saline, elemento essenziale per l’economia dell’oasi. Si penetra nel Grande Erg di Bilma, le cui dune si accavallano furiosamente. Anche qui il silenzio e l’isolamento sono totali, ma il paesaggio movimentato rende le sensazioni meno esasperate, e il panorama corrisponde a quello del deserto immaginato. Arrivo all’oasi di Bilma, isola verde in mezzo alle sabbie, ai piedi della falesia del Kaouar, abitata dai sedentari Kanuri e frequentata dai nomadi Tebu. Le sue famose saline, il cui sfruttamento risale al XV° secolo, sono bacini di terra salifera imbevuta di acqua salmastra suddivisi in piccole parcelle. Il lavoro d’estrazione è duro, il calore infernale. L’evaporazione fa cristallizzare il sale con un insolito effetto cromatico, dal rosso porpora al giallo ocra. Il prodotto viene posto in commercio in pani semisferici di circa 5 chili, per l’uso umano, o in forme troncoconiche di circa 20 chili, per uso animale. Nell’oasi trovano acqua e riposo gli uomini delle carovane che fin qui arrivano per il carico di un commercio anacronistico. Campi.
6°, 7° e 8° giorno – 3, 4 e 5 novembre 2022
Dirkou, Seguédine, Chirfa, Djado e la regione di Orida
Si raggiunge Dirkou, villaggio piccolo ma importante perché posto all’incrocio di piste provenienti dai paesi vicini, luogo di scambi commerciali per le diverse popolazioni e punto strategico per tutti i rifornimenti. Ai limiti dell’abitato un grande piazzale fa funzione di “stazione” per i grandi camion che fanno la spola tra le varie sponde del deserto. Partenza per i villaggi di Seguédine e poi Chirfa. Ma stiamo entrando nella regione di Orida, un luogo fantastico nell’estremo nord-est del paese, dove le condizioni climatiche hanno scolpito un mondo da fiaba. La sabbia arrembante si abbarbica ai contrafforti dell’altopiano di Djado, scoprendo nella piana torri e pinnacoli modellati dal vento. La prima delle città fantasma dell’Orida è proprio Djado, spettacolare! Costruita in “banco” su di una piccola altura, era circondata da mura alzate a protezione delle decine di case costruite una sull’altra, quasi a sagomare una sorta di Torre di Babele di forma tronco-piramidale. Un tempo importante scalo sulla carovaniera che collegava l’Africa nera alle sponde mediterranee della Tripolitania, offre splendidi panorami, grigie guglie modellate dal vento con effetti scultorei e importanti siti di arte rupestre. Unica zona ricca di vegetazione, la regione è visitata dai Tebu che vengono a raccogliere gli abbondanti frutti dei palmeti sottostanti. L’oasi abbandonata è ricca di fascino e mistero… Dallo sperone roccioso che ospitava l’abitato la vista è superba! Poco più a nord un’altra città fantasma: Djaba, sicuramente più modesta di Djado, ma immersa in un palmeto che crea un ambiente di grande magia. Campi.
9° e 10° giorno – 6 e 7 novembre 2022
La traversata del Ténéré-Adrar Madet-Arakao
Un balzo nel vuoto. Dopo aver raggiunto il punto più estremo del nostro itinerario è il momento di affrontare la traversata del Ténéré. Il “deserto dei deserti” si estende per 400.000 chilometri quadrati dalla corona del Tassili di Djado a nord fino al Sahel a sud, dal massiccio dell’Air ad est alla falesia del Kaouar e all’oasi di Bilma ad ovest. La falesia di Dissalak, mirabilmente intagliata in forme diverse e spettacolari dall’erosione, è la porta per entrare nel Ténéré del Tafassasset, il cuore di questa immensa propaggine del Deserto, astratto confine tra il nulla e la vita, il volto più inquietante del Sahara. Viaggiare a velocità sostenuta su di un perfetto tappeto di sabbia, senza buche o sobbalzi, è un’esperienza unica. Solo il rumore costante del motore rompe un silenzio assoluto. Tutt’intorno, a 360 gradi, la linea dell’orizzonte racchiude un vuoto totale, rotto solo dal. miraggio di un immenso lago, irraggiungibile. Teneré nella lingua dei Tuareg significa “ciò che non esiste”, il vuoto, l’ignoto, da temere ed evitare. Di fronte alla sua piatta distesa si ha una sensazione di infinito, di assoluto isolamento, di silenzio profondo, di smarrimento. Attraversarlo significa entrare in contatto totale con noi stessi, ritrovarsi in contemplazione, farsi stordire da una natura sterile ma stupenda. Si vive un’emozione particolare quando si vedono affiorare tratti di paleosuolo che riportano alla luce reperti di civiltà lontane… Perché Tafassasset è il nome di un antico, enorme fiume ora fossile che nel quaternario attraversava questa landa incommensurabile per gettarsi nel grande lago Tchad. Lungo le sue rive popolazioni preistoriche hanno lasciato testimonianze emozionanti e segni tangibili: la cultura dell’Homo Tenerensis. Ma ecco spuntare lontano dall’orizzonte piatto l’Adrar Madet, piccolo massiccio isolato indispensabile punto di riferimento per le carovane del sale provenienti dall’Air in direzione di Fachi e di Bilma. E poi, ancora più a occidente, l’imponente Takolokouzet, primo contrafforte dell’Aïr. Siamo ormai prossimi alla meta, Arakao, la celeberrima “chela del granchio”, un cratere di 10 km di diametro sfondato verso le sabbie del Ténéré, a formare proprio una gigantesca, formidabile tenaglia, violata da un cordone di belle dune che si insinua come a formare una meravigliosa, ciclopica spilla berbera. Campi.
11°, 12° e 13°giorno – 8, 9 e 10 novembre 2022
Adrar Chiriet, le Montagne Blu, le dune di Temet, Iférouane
Dopo il dovuto rifornimento d’acqua al pozzo di Faris, la traversata della suggestiva formazione dell’Erg Brusset è un’anticipazione dell’apoteosi di dune e guglie rocciose dell’Adrar Chiriet, groviglio di creste e crepacci espugnati dalle bionde sabbie del Teneré. Unico! Prossima tappa Izouzadène, le incantevoli Montagne Blu assediate dalle dune, il cui marmo all’imbrunire si tinge di un tenue colore azzurrino. Infine ecco il gigantesco teatro di Temet, indimenticabile… celeberrimi, colossali ammassi di sabbia, altissimi da togliere il fiato. Ma è il momento di cominciare la via del ritorno, si entra nell’Aïr, verso Iférouane, piccola oasi di montagna dagli orti fiorenti, posta a 770 metri d’altezza ai piedi dei monti Tamgak. I Kel Ferwan, in parte sedentarizzati, abitano le caratteristiche capanne circolari disseminate sotto grandi acacie. Una fascia di palme fornisce l’ombra necessaria alle coltivazioni e l’irrigazione viene fatta ancora a trazione animale: asini e dromedari con un lento va e vieni traggono dai pozzi la preziosa acqua che viene incanalata negli orti, i “giardini dell’Air”. E’ un’isola verde nel cuore del deserto, ed altre ve ne sono nella regione che garantiscono ai vari insediamenti un habitat favorevole. I pascoli permettono l’installazione di accampamenti tuareg, e si potrà entrare in contatto con questa affascinante popolazione nomade che in Niger è numericamente importante. Campi.
14° giorno - 11 novembre 2022
Gougaram–Agadez
La pista, a volte dura e tortuosa, si snoda tra i rilievi e le minuscole oasi di montagna dell’Aïr. E’ un territorio di 400 km di lunghezza per 250 di larghezza, tradizionalmente abitato da Tuareg. Qua e là graffiti di scene di vita quotidiana e di caccia, con rappresentazioni di animali che facevano parte della grande fauna di un tempo, impreziosiscono le pareti di alcuni siti e raccontano una storia millenaria, testimonianza di un antico Sahara, fertile e frequentato dall’Uomo. A Dabous, sulla “via dell’uranio” che porta da Arlit ad Agadez, in direzione di Gougaram, due giraffe a grandezza naturale sono incise nella roccia con dovizia di dettagli. Davvero una chicca! Arrivo ad Agadez e pernottamento in albergo. Cena libera.
15° giorno - 12 novembre 2022
Agadez-Niamey
Volo per Niamey e trasferimento in albergo. Nel pomeriggio visita della capitale, il museo e il mercato dell’artigianato. Ignorata a lungo per via della sua posizione lontano dalle più importanti rotte commerciali, divenne nel 1903 un centro amministrativo francese grazie al grande mercato che sorgeva proprio sulle sponde del fiume Niger, e poi una capitale che conobbe il suo sviluppo negli anni ’40, ricca e popolosa, con quartieri amministrativi e residenziali separati dal centro città essenzialmente dedicato al commercio. Pasti liberi.
16° giorno – 13 novembre 2022
Italia
Arrivo in Italia.
ATTENZIONE:
IL 18 MARZO 2022 LE AUTORITA’ NIGERINE HANNO DECRETATO LA FINE DELLA PANDEMIA. Di CONSEGUENZA SONO STATE ABOLITE LE RESTRIZIONI E LE FORMALITA’ COVID ALL’ENTRATA E ALL’USCITA DAL PAESE