Mongol!
durata viaggio 18 giorni
1° e 2° giorno
Italia-Ulaan Baatar
Partenza con il volo di linea per Ulaan Baatar. Arrivo il mattino successivo. La capitale alle prime luci del mattino mantiene intatta l’atmosfera che si respirava ai tempi della “guerra fredda”, con le nebbie che salgono dal fiume Tuul, incastonato tra due catene montuose. Giornata dedicata alla visita della capitale più fredda del mondo, che raccoglie quasi un terzo della popolazione del paese. Alla grande piazza si affacciano gli edifici pubblici più importanti. Molti i siti di interesse turistico. Nel Museo di Scienze Naturali, in corridoi e stanze polverose, tra vari cervi e falchi imbalsamati, quarzi e legni silicizzati, la tuta ed l’equipaggiamento dell’unico cosmonauta mongolo, sono esposti gli scheletri dei dinosauri del Gobi, le uova dei protoceratopi, i resti dei tarbosauri: una raccolta unica. Il Museo di Belle Arti: i famosi petroglifi dei “cervi volanti”; le raffinate e preziose statue di Zanabazar, il Michelangelo dell’Asia; i preziosi Tangka dipinti su stoffa; i costumi e gli antichi gioielli delle numerose etnie mongole; i dipinti dei suoi più famosi pittori. Pasti liberi. Pernottamento in hotel.
3° e 4° giorno
Ulaan Batar-Bayan Onjuul-Ongii Khiid
Si lascia la città per la visita del Monastero di Gandan, che un tempo contava più di 10.000 monaci, considerato punto di riferimento da tutti i fedeli buddisti mongoli. Il monastero possiede un’università che specializza in 6 materie: filosofia, teologia, matematica,astrologia, divinazione e medicina. Inizia la spedizione. La caotica urbanistica della città e la serie di palazzoni di stile sovietico lasciano spazio ad agglomerati urbani sempre più radi. Il profilo tipico della steppa non tarda a delinearsi e all’orizzonte appaiono le prime ger, le tipiche tende circolari di feltro bianco dei Mongoli. La steppa si presenta come un oceano verde le cui onde sono i fili d’erba sulle colline che il vento muove in continuazione creando nel viaggiatore la suggestione che si possa viaggiare all’infinito senza arrivare mai. In questo paesaggio si innalzano piccoli e grandi ovoo, ammassi di pietre e offerte di vario genere che i Mongoli erigono per propiziarsi la benevolenza degli spiriti locali. La tradizione mongola abbonda di racconti di spiriti di fiumi e laghi, di lupi e cervi, anche le montagne e ogni singolo sasso possono contenere uno spirito. Si attraversa il piccolo villaggio di Bayan Onjuul per raggiungere poi Baga Gazaryn Chuluu, antico sito sciamanico racchiuso da scenografici picchi granitici tra i quali ci si addentrerà anche a piedi. Sistemazione nel campo attrezzato. All’ingresso di una bella gola ombreggiata sorge il complesso di Ongii, costituito un tempo da due monasteri edificati sulle opposte sponde dell’omonimo fiume. Oggi ormai si visitano le rovine che ricordano ai passanti l’eccidio avvenuto negli anni ’30 ed il nuovo edificio, inaugurato negli anni ’90 dal Dalai Lama. Pernottamento in ger.
dal 5° all’8° giorno
Ongii Khiid-Bayanzag-Yolyn Am-Dune di Khongor-Kermen Tsav
Partenza alla volta del deserto di Gobi, mèta ambita da tutti i viaggiatori amanti dei deserti. Le sterpaglie che preannunciano il deserto si fanno via via più evidenti e il colore della terra assume il caratteristico color ocra, opacizzato dalla patina nera dovuta all’ossidazione degli agenti esogeni che chi frequenta i deserti ben conosce. Eccolo il grande Gobi, il “grande sabbione” di Marco Polo, deserto aspro e scaglioso, caratterizzato da variazioni climatiche veramente estreme con inverni in cui si scende sotto i 40° ed estati nelle quali si superano... Al suo interno custodisce alcune perle come Bayanzag, probabilmente il sito fossilifero più ampio e ricco del pianeta per quanto riguarda i dinosauri del tardo Mesozoico. Il paleontologo Roy Chapman Andrews fu il primo a scoprire nel 1922 ossa ed uova di dinosauri che potete osservare oggi nel museo di storia naturale a Ulaanbaatar. Frammenti di un passato antico di circa 70 milioni di anni riemergono dalle falesie di arenaria rossa di Flaming Cliffs. Una passeggiata ci permetterà di ammirare i colori che assumono queste straordinarie formazioni rocciose al tramonto ed esplorare la “falesia dei dinosauri”, uno dei siti più famosi al mondo per ritrovamento di reperti fossili. Sarà facile immaginare un antico passato, quando il paesaggio era rigoglioso, lussureggiante e popolato da animali scomparsi da millenni, quando i massicci protoceratopi venivano al pascolo e i carnivori velociraptor stavano in agguato…. La luce è splendida grazie alla vastità degli orizzonti: sembra di poter toccare le nuvole di giorno e le stelle di notte… Molto suggestive anche le gole di Yolyn Am che preludono all’incontro con Khongoriin Els, le dune più spettacolari di tutta la Mongolia, che si estendono su oltre 180 km di lunghezza e 12 km di ampiezza con altezze variabili da 100 a 300 metri. Il vento ha accumulato le sabbie ai piedi di una catena montuosa creando magnifiche barkane e sif alla cui base pascolano cavalli e cammelli bactriani. Intorno luoghi selvaggi con paesaggi straordinari e la steppa che si estende a perdita d’occhio. Sistemazione in campi attrezzati di ger lungo il percorso e tempo a disposizione a Khongoriin Els per godere del tramonto ai piedi delle dune o dall’alto delle creste sinuose per i più “volenterosi”. Ma ecco Naranbulag e Kermen Tsav, altro sito celebre per il ritrovamento dei dinosauri ma di bellezza inusitata coi suoi torrioni lateritici che si infiammano al tramonto. Campo in tenda a Bugiin Hooloi.
dal 9° all’11° giorno
Bayangiin Nuruu-monastero di Amarbuyant-Eej Khairkhan
Risalendo verso nord la prima meta è la visita agli interessanti petroglifi di Bayangiin Nuruu. Poi, piegando ad ovest, ecco il misterioso monastero di Amarbuyant nascosto in un anfiteatro di rocce e particolarmente organizzato. La riserva naturale di Eej Khairkhan è un luogo mitico e il giusto coronamento alla giornata: un acrocoro di granito si erge improvviso dalla piana, un po’ come il più celebre Ayers Rock australiano. E’ una montagna bizzarra che affonda l’origine della sua sacralità nella notte dei tempi, venerata da tutto il popolo mongolo. Ai suoi piedi rocce modellate dal vento e “marmitte” scavate dall’acqua e dal tempo, inesorabile ed impietoso scultore. Siamo ormai entrati nella regione del Gobi-Altai. Campi.
dal 12° al 16° giorno
Takhiin Tal-Bayanzurkh-Mönkh Khairkhan Uul-Har Nus
L’immensa piana davanti a noi è Takhiin Tal, ovverossia “la piana del cavallo di Przewalski”, dal nome del colonnello polacco che esplorò la Russia e la Mongolia per conto dello zar verso la fine del XIX° secolo. Il “takh”, questo cavallo appunto, di razza rude, che viveva in regioni aride e rocciose, è scomparso ormai da più di quarant’anni allo stato selvaggio. Ma dal 1992 è stato reintrodotto e vive in un regime di semi-cattività, per isolarlo dalle altre razze domestiche in modo da preservarne le originali caratteristiche. Con la sua criniera si confezionano in tutto il mondo gli archetti per gli strumenti a corde. Ma ecco laggiù profilarsi i profili degli Altai, la possente catena montuosa sul confine russo-cinese, degradante da nord a sud, e con picchi che superano i 4000 metri. E’ una regione ricca di siti antichissimi dove si possono scoprire le celebri “deer stones” o “reindeer stones”, megaliti scolpiti con rappresentazioni di cervidi. Sono probabilmente monumenti funerari di personaggi importanti, dato che spesso sono abbinati ad antiche tombe. Solo in Mongolia ce ne sono 700 dei 900 reperiti in Asia centrale e Siberia. Molte pure le teorie sull’origine e lo scopo di questa sorta di stele decorate: c’è chi sostiene che possano essere in relazione col mondo degli Sciti, altri le fanno risalire all’Età del Bronzo, forse verso il 1000 a.C. In pratica gli studiosi brancolano ancora nel buio. Il territorio è fortemente marcato dalla presenza delle più alte cime della parte mongola dei Monti Altai, un mondo a parte, con picchi innevati, torrenti tumultuosi, laghi d’acqua dolce o salata incastonati nelle montagne e una spiccata diversità etnica. Mondo di nomadi, patria delle aquile. Proprio da qui passavano alcune delle celebri Vie dalla Seta. Ecco il Mönkh Khairkhan Uul, il massiccio centrale degli Altai, perennemente innevato, che si estende su più di 100 chilometri e culmina con la cima del Tavan Humst a 4205 metri d’altezza. Ecco il Parco Naturale del lago Har Nus “acqua nera”, subito ad est della riserva naturale di Sharga-Manhan, rifugio delle gazzelle mongole. Il lago con la sua superficie di 1153 chilometri quadrati è uno dei più vasti dello stato, asilo di una moltitudine di uccelli lacustri e serbatoio indispensabile di acqua per la regione. Gli abitanti, di stirpe turco-mongola, sono famosi per i loro canti Höömii, gorgheggi di gola difonici davvero sorprendenti. Stupore ed ammirazione garantiti! Campi.
17° giorno
Khovd-Ulaan Baatar
Si giunge infine all’antica città di Hovd un tempo avamposto e guarnigione militare Manciù, costruita nella valle del fiume Buïant ai piedi della montagna Ïamaat Ulaan. La fortezza de “Il deserto dei Tartari” avrebbe potuto benissimo trovarsi in questi luoghi. Trasferimento in aeroporto ed imbarco sul volo per la capitale. Eventuale tempo libero da dedicare allo shopping. Cena libera e pernottamento in albergo.
18° giorno
Ulaan Baatar-Italia
Trasferimento in aeroporto e partenza con il volo per l’Italia.