Dancalia speciale 28 dicembre 2019
durata viaggio 11 giorni
1° giorno -28/12
Italia-Addis Abeba
Partenza dall’Italia con volo di linea per Addis Abeba. Arrivo, trasferimento e sistemazione in hotel. Pernottamento.
2° giorno -29/12
Addis Abeba – mercato di Sembete - Kombolcha (360 km, 7-8 ore circa)
Al mattino partenza per il nord del paese. Il traffico caotico lentamente si dissolve mentre ci si inoltra tra rudi montagne, laghi, fiumare e verdi vallate che ricordano l’infinito. E’ una piacevole introduzione alla terra d’Abissinia, tra aloe e gigantesche euforbie che nascondono i piccoli tukul dal tetto di paglia, rifugio per i contadini che lavorano nei campi di sorgo e di teff, il cereale utilizzato per la fabbricazione del pane locale. Boschi di eucalipti, chiesette, villaggi e piccole comunità punteggiano il territorio dominato dal passo di Debre Sina in una scenografia di paesaggi bucolici di rara poesia. Sosta a Sembete per la visita del mercato settimanale, importante luogo di incontro e scambi tra le popolazioni oromo e amara. Cena e pernottamento in un semplice albergo a Kombolcha.
3° giorno -30/12
Kombolcha – mercato di Bati - Samera (290 km, 6 ore circa)
Ci si avvia verso la depressione dancala: il “cammino verso l’inferno”, il “deserto più caldo del mondo dove sopravvivono solo i sanguinari Afar”… nella letteratura non sono mancati gli epiteti per descrivere questa bizzarra e stupefacente regione del nostro pianeta, dove la vita oggi è semplicemente ridotta al simbolo della vita, il sale, prezioso alimento sufficiente solo a giustificare la presenza delle carovane afar. Attenzione: gli Afar sono un popolo fiero, interessante ed indipendente, per nulla sottomesso alle regole dell’autorità centrale. Quindi in tutta la Dancalia è d’obbligo chiedere l’autorizzazione prima di scattare una foto ad un membro di questa entnìa, pena grosse ed onerose complicazioni. Orgogliosi ed alteri, arrivano in tenuta tradizionale ai mercati settimanali con cammelli, capre e sale da vendere per procurarsi le cose di prima necessità, gli occhi profondi e vivissimi a sorvegliare le donne che si occupano delle transazioni. Alle donne appartengono le capre e i montoni, mentre gli uomini si riservano il dromedario, animale nobile mai cavalcato ma spesso pesantemente caricato. E questa è l’opportunità ghiotta per incontrare gli Afar: il mercato di Bati, che si tiene il lunedì, ai bordi dell’altopiano, prima della discesa nella depressione. Tribù diverse, divise per lignaggio, occupano territori ben delimitati con piccoli villaggi temporanei, i “burra”. Il potere centrale è lontano, non esiste, e la giustizia tradizionale è amministrata dall’assemblea dei capi-clan. Come presso tutti i popoli allevatori, la carne è consumata di rado, solo durante ricorrenze o riunioni importanti, mentre gallette di mais cotte in un forno scavato nel suolo, accompagnate da latte o yogurt, rappresentano la base dell’alimentazione. Gli uomini, asciutti e muscolosi, sono spesso a torso nudo, i fianchi avvolti in un panno tinta écru tenuto da una larga cintura dai molteplici scomparti, dove sono alloggiate cose indispensabili alla sopravvivenza come lamette e fiammiferi. Sul fianco, tenuto da un legaccio in cuoio, riposa il “gilè”, il celebre coltello. Le donne prima del matrimonio vanno a seno scoperto, drappeggiate dalla cinta ai piedi in tessuti colorati di cotone, mentre poi porteranno una leggera garza di tulle nero sulla testa e sui seni. Fronte e gote a volte sono scarificati, polsi e caviglie sono ornati di braccialetti, mentre intorno al collo file di perline multicolori si mischiano ad oggetti dagli insospettabili poteri magici. La capigliatura è oggetto di una cura e di un gusto particolari e viene suddivisa in finissime trecce raccolte ed elaborate con perline e vetruzzi. Lo sguardo è intensissimo, le occhiate fulminanti. Convertiti all’Islam da lungo tempo, pare dall’ottavo secolo secondo le tradizioni locali, gli Afar sono poligami e le fanciulle, sembra ancora oggi, sono sottoposte all’infibulazione. Arrivo a Semera e sistemazione in hotel. Pernottamento.
4° giorno- 31/12
Samera – mercato di Asayta – lago Afrera (280 km, 6 ore circa)
In mattinata raggiungeremo Asayta, breve passeggiata per il paese e visita del mercato del martedì, piccolo e poco conosciuto ma proprio per questo particolarmente autentico. Si prosegue per il lago Afrera, specchio d’acqua salmastra circondato da rocce basaltiche che una volta si chiamava Giulietti. Una misera oasi di palme dum è sorta negli anni attorno alle saline ai bordi del lago pullulanti di lavoratori. Arrivo nel tardo pomeriggio e posa del campo. Pernottamento.
5° e 6° giorno -1 e 2/1
Lago Afrera – vulcano Erta Ale (80 km di pista)
Numerosi gli insediamenti Afar prima di sbucare nella piana desertica di Dodom battuta dal vento. Arrivo al campo base per l'avvicinamento alla vetta del vulcano Erta Ale, “la montagna che fuma”. Dal campo si raggiungono i bordi del cratere. Lo spettacolo è impressionante e vale da solo il viaggio: si scende fino allo strato più recente di lava, un vero palcoscenico sulla maestosità e potenza del vulcano, mentre il lago di magma ribolle, ondeggia ed esplode con fragore ipnotizzando gli sguardi. Mirabolante di giorno, al tramonto si accende di fuoco, infernale, sovrumano… Travolgente nel suo pathos il contatto con la sfera più intima e più viva della Terra, con le viscere brucianti, impossibili eppur fascinose, antichissime eppur in continua evoluzione del nostro pianeta. Il mattino successivo, prima dell’alba cominceremo la salita fino alla cima della caldera. Il dislivello è solo 100 metri ed occorre 1 ora su un sentiero tracciato nella lava. Arriveremo su che è ancora buio e vedremo sorgere il sole. Passeggiata dentro al cratere principale e ridiscesa dal vulcano. Proseguimento in auto per il villaggio di Vaideddo. Campi.
NB: la lava non è sempre visibile e l'altezza del lago di lava è variabile
7° e 8°giorno – 3 e 4/1
Dallol – Ahmed Ela - Piana del sale
La Dancalia è ai nostri piedi: in lontananza le montagne dell’altopiano etiopico disegnano l’orizzonte mentre verso oriente, le Alpi Dancale segnano il confine con l’Eritrea. Minuscole comunità Afar, ciuffi di palme dum e piccole dune introducono alla vera e propria Piana del Sale, 130 metri sotto il livello del mare. Una manciata d’individui si dedica qui all’estrazione del sale durante l’inverno, mentre durante l’estate il territorio viene quasi abbandonato a causa del caldo soffocante. Una breve pista raggiunge un deserto bianco, sconfinato e abbagliante. Al centro della piana uno sperone di roccia rossastra, una concrezione salina formata da solfato di magnesio, sorge come una piccola isola dal mare di sale che la circonda. Qui intorno, una volta estratto, il sale viene tagliato in blocchi, mentre i cammelli sostano nei pressi dell’immensa cava in attesa. Quando il sole comincia a calare è il momento in cui le carovane si rimettono in cammino e cominciano il viaggio verso l’altopiano. Magico! Centinaia e centinaia di cammelli si snodano in file tortuose nella luce crepuscolare, stagliandosi su orizzonti lattiginosi e tremolanti, riflettendosi nelle basse acque del lago Asale. Gli occhi feriti, le membra, i sensi finalmente si riposano, esausti. Il giorno successivo si raggiunge il villaggio Ahmed Ela, “il pozzo di Ahmed”, insediamento di minatori e disperati sulla rotta delle carovane del sale. Da qui parte l'escursione ad uno dei luoghi più magici dell’Africa: Dallol, “il luogo degli spiriti”, dove gli italiani negli anni ‘30 costruirono una piccola base mineraria per l’estrazione del potassio. Dallol, un’incredibile e irreale collina alta una cinquantina di metri nel cuore della Dancalia, un inselberg vulcanico cresciuto sulla crosta salina della depressione dancala. Qui piccoli geyser e fumarole in perenne attività scolpiscono merletti fragilissimi, sculture multiformi e trasparenze. Il paesaggio si trasforma continuamente prendendo forme e colori irreali tra i fumi di microscopici coni vulcanici: una vera malìa. Un laghetto borbotta schizzando un liquido giallo ed oleoso, il sale si scioglie in croste croccanti e trine finissime. Dappertutto l’erosione ha creato paesaggi quanto mai improbabili e piccoli angoli d’impossibile bellezza. E’ un mondo di meraviglia, che neanche l’artista più estroso può immaginare! Lungo il percorso possibilità di incontro con gli Afar e le carovane del sale. Campi.
9° giorno -5/1
Canyon fiume Saba – Tigray (160 km)
Al mattino partenza presto per un trekking diverso (1 ora ½ circa), percorreremo il canyon del fiume Saba assieme alle carovane del sale, un'impercettibile salita lungo il canyon del fiume, che occorrerà guadare molte volte, (livello è basso, alla caviglia). Sul fiume le carovane vanno e vengono e sostano per riposarsi e rifocillare gli animali all’ombra delle rocce. I carovanieri preparano il loro pane, la “burgutta”, cotto sulle pietre con un’altra pietra rovente al suo interno. Si prosegue verso la regione del Tigray, il clima cambia completamente: dal caldo della depressione all’aria fresca e frizzante delle ambe. Arrivo e sistemazione in lodge.
10° giorno- 6/1
Makalle – Addis Abeba – Italia
Trasferimento all' aeroporto di Makalle e volo per Addis Abeba. Arrivo e visita della città. Addis Abeba significa “il nuovo fiore" e fu inizialmente un piccolo villaggio lungo le rotte carovaniere. La sua importanza crebbe nel 1887, quando Menelik decise di farne la sua capitale. La tradizione diceva “la capitale è dove l’imperatore pone la sua tenda”, e l’imperatore si spostava nel paese occupando i territori in cui la disponibilità di legna da ardere permetteva una vita confortevole alla sua corte. Menelik, emulando la cultura europea, pose fine all’usanza e scelse una sede stabile. La crescita da allora è continuata, ha portato al milione e mezzo di abitanti attuale ed è in continua evoluzione. La città sorge a 2400 metri d'altezza e gode di un ottimo clima. Il Museo Nazionale ospita lo scheletro di "Lucy", l'Australopitecus Afareensis vissuto tre milioni di anni fa e ritrovato nella valle dell’ Awash nel 1974, oltre a molti reperti di grande interesse. In serata cena tipica e trasferimento in aeroporto per il volo di rientro.
11° giorno- 7/1
Italia
Arrivo in Italia in mattinata.
Prezzi per persona in doppia – minimo 5 partecipanti
Prezzi e date di partenza
data di partenza |
rientro |
Note particolari |
Prezzo |
HS |
Calc |
costi annessi e supplementi
Costo a persona
| Prezzo
|
Tasse Aeroportuali, da verificare al momento dell'emissione del biglietto |
€ 0 |
Sistemazione in singola |
€ 100 |
Iscrizione ed Assicurazione medico-bagaglio |
€ 80 |
Visto di entrata nel paese/i |
€ 50 |
La quota comprende:
I voli intercontinentali e domestici in classe economica – franchigia bagaglio in stiva di 1 collo di 23kg
Sistemazione in camere doppie / tende igloo
Trasferimenti da e per l’aeroporto ad Addis Abeba
Circuito a bordo di veicolo fuoristrada (3 persone per veicolo)
guida locale parlante inglese (italiano se disponibile)
auto extra con materiale da campeggio, cuoco e staff locale
Guide Afar e scorta
Pensione completa con acqua minerale ai pasti
Tutte le escursioni, i permessi e le visite citate nel programma
La quota non comprende:
Il visto d’ingresso, che si ottiene in aeroporto (USD 50,00)
Supplemento volo alta stagione ( da calcolare al momento della prenotazione)
Tasse aeroportuali (da calcolare al momento della prenotazione)
L’iscrizione ed assicurazione medico/bagaglio
Le bevande, le mance, gli extra di natura personale, quanto non espressamente citato
Assicurazione Annullamento facoltativa
Attenzione: la richiesta di assicurazione contro il rischio annullamento va confermata contestualmente alla conferma del viaggio e viene resa operativa al momento del ricevimento dell'acconto.